un caffè con… Antonella Canini

Nuovo appuntamento con il caffè virtuale promosso dall’Ufficio per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”. Tema di oggi è la sfida del verde nel periodo post pandemia da COVID-19 e nostro gradito ospite è la Professoressa Antonella Canini, Docente Ordinario di Botanica presso il Dipartimento di Biologia e Direttrice dell’Orto Botanico dell’Ateneo, nonché responsabile delle aree verdi presenti nei 600 ettari del campus Tor Vergata.

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Partendo dall’Orto Botanico come modello di ricerca e di didattica dell’Università “Tor Vergata”, ci può raccontare come si è adattata la sua struttura in questa fase, ovvero come si sono organizzate all’interno dell’Orto tutte le persone che vi lavorano?

È stata una fase molto difficile poiché occupandoci di organismi viventi abbiamo dovuto fare delle turnazioni compatibilmente con quelle che sono state le richieste di stare a casa, abbiamo dovuto mandare avanti la gestione del verde, la banca del germoplasma, le celle di micropropagazione e ringrazio i miei collaboratori che hanno lavorato ligi al rispetto dei vari decreti.

Il nostro Orto Botanico è uno dei più grandi orti botanici universitari, sono circa 80 ettari e, per come è stato impostato, ha bisogno di una gestione importante perché sta cominciando a crescere in modo autorevole. È un esempio di come sia difficile mantenere in equilibrio la situazione del verde in una condizione di stress, come quella che stiamo vivendo. Stiamo dicendo da diversi anni, con l’Agenda 2030, che vi è necessità di agire rispetto ai problemi dell’ambiente e di quanti contesti possano derivare dagli squilibri di esso.

Con la speranza di poter tornare presto alle nostre attività ordinarie e visitare l’Orto Botanico, ci può dire quante persone vi collaborano, quali sono le modalità per visitarlo e quali progetti di ricerca sono al momento in atto?

Le persone che collaborano con l’orto in questo momento sono una quindicina, di cui personale che lavora in modo fisso, collaboratori post laurea e a parte ovviamente studenti in formazione.

Per visitare l’orto, non appena sarà di nuovo possibile, occorre consultare i numeri di telefono che sono sul nostro sito oppure basterà recarsi in loco: c’è sempre qualcuno pronto ad accogliere eventuali visitatori.

Per quanto riguarda invece la nostra attività, è orientata sugli argomenti di ricerca più importanti al giorno d’oggi: i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, progetti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, siccità e come riuscire a sopravvivere in un mondo che si sta desertificando sempre di più, la questione di come attuare l’economia circolare che tutti ci stanno chiedendo. L’Orto Botanico è in connessione con tutti gli orti botanici italiani, ma anche con alcuni orti internazionali che stanno lavorando su questi grandi temi.

Il problema che abbiamo vissuto in questo paio di mesi ci fa capire come quelli che vengono chiamati gli “stressors”, le attività stressanti, che derivano soprattutto dalle attività industriali, dalla deforestazione, possano poi acuire il problema della gestione degli organismi viventi. Si pensa che la pandemia sia dovuta probabilmente al fatto che la deforestazione abbia messo sotto stress i pipistrelli che hanno un elevato numero di coronavirus e quindi poi ci sia stato il salto di specie; sicuramente questa non è la sola causa ma una concausa del problema, il dato certo è stato però il venire meno dell’equilibrio tra l’ambiente è quelle che invece sono le azioni politiche internazionali di government sull’ambiente.

Un articolo* di qualche giorno fa riporta la notizia che le attività agricole che ci sono state su tutta la terra, da circa 10 mila anni a questa parte, nei prossimi 50 anni probabilmente potranno essere espletate solo sullo 0,8% delle terre poiché la temperatura media arriverà intorno ai 27-28 gradi, mentre quella degli ultimi 10 mila anni è sempre stata intorno agli 11-12 gradi. L’aumento della temperatura è il risultato dell’aumento delle emissioni della CO2 che contribuisce in maggior misura all’effetto serra. C’è stata una repentinità delle azioni che ha alterato tutti gli equilibri che ci sono tra gli esseri viventi: le piante presenti nel nostro ambiente sono il risultato di una co-evoluzione tra ambiente, habitat e tutte le attività correlate con gli insetti impollinatori; in 50 anni sono cambiate repentinamente tutte le condizioni, così non saltano solamente tutti gli equilibri ma è la stessa sopravvivenza a venire meno perché se cambia l’ambiente, cambia anche la quantità di ossigeno che viene prodotta, e noi che siamo abituati a questa concentrazione di ossigeno non respireremo più, cambia l’attività degli enzimi, occorre quindi che tutti gli studiosi agiscano a un progetto strategico molto serio.

Nella task force appena costituita per il coronavirus è stata completamente omessa la parte dell’ambiente e invece le correlazioni tra presenza di virus e inquinamento sono state dimostrate. Aggiungo anche che in questi due mesi il fatto che 3 miliardi di persone siano state chiuse in casa, ha permesso la diminuzione delle emissioni dovute alle attività industriali, permettendo una riduzione del 8% di emissioni di anidride carbonica; costruendo, quindi, una strategia seria e mirata, sicuramente potremmo incidere ancora sulle azioni di mitigazione e ottenere una inversione dell’impatto negativo sull’ambiente.

Rispetto alle problematiche ambientali dovute all’azione dell’uomo di cui abbiamo parlato, quali priorità sta portando avanti con il suo gruppo di ricerca?

Grazie al progetto AQUAPONIC EASY FARM 4.0 l’Orto Botanico è coinvolto in una iniziativa molto importante di economia circolare e di risparmio idrico. Il progetto cofinanziato dall’Unione Europea prevede la costruzione all’interno dell’Orto Botanico di una serra sostenibile ,che utilizza fonti rinnovabili, destinata alla realizzazione di una tipologia di agricoltura detta Acquaponica. L’acquaponica è basata sulla combinazione tra un allevamento in acquacoltura (coltivazione di specie acquatiche come pesci, crostacei, alghe depurative, etc.) e una produzione di specie vegetali senza l’utilizzo di terra (agricoltura fuori suolo): l’allevamento di pesci contribuisce alla produzione di scarti organici che si trasformano in sostanze nutritive fondamentali per la crescita delle piante. Le piante crescono più velocemente rispetto le coltivazioni tradizionali e soprattutto viene utilizzato il 90% di acqua in meno risultando tutto il sistema ecosostenibile e adattabile anche nelle aree desertiche povere di acqua.

Tornando alle attività che contraddistinguono un orto botanico, potrebbe dirci quali sono le differenze tra un orto botanico di matrice accademica da un orto botanico ordinario e quali sono le peculiarità dell’Orto Botanico di Tor Vergata rispetto a quelli di altri atenei?

In tutti gli altri atenei d’Italia, compreso quello dell’Università Sapienza, si tratta di orti botanici realizzati in precedenti giardini di ville storiche. L’Orto Botanico di Tor Vergata nasce come un vero e proprio “laboratorio all’aperto” per tutti gli studenti che vogliono fare ricerca e per il territorio che attraverso le proprie aziende partecipa soprattutto alle varie attività dell’orto sociale.

Considerando il periodo di isolamento forzato di questi giorni, ci potrebbe dare qualche informazione sulle attività che state portando avanti con il progetto ORTO 2.0?

ORTO 2.0 è una startup di giovani laureati in economia, ingegneria e biologia che si occupa di coltivazione: tramite una applicazione è possibile monitorare e gestire da remoto il proprio orto reale, il consumatore sceglie i propri prodotti, li segue nel tempo e ne apprezza la qualità. Si tratta di un mercato sostenibile e a Km 0, molto importante per i giovani che ci lavorano ma soprattutto per chi usufruisce di una alimentazione di qualità.

Accennava al rapporto dell’Orto Botanico di Tor Vergata con il territorio, in ultima battuta, può dirci quali sono gli attori coinvolti in questo legame?

Stiamo lavorando con le ASL del territorio e con il Policlinico Tor Vergata per un progetto di orto sociale ed inclusivo, dove attraverso l’Orto Botanico collaboriamo alla riabilitazione di soggetti con handicap, mentre con varie circoscrizioni partecipiamo alla creazione dell’orto sociale instaurando rapporti in una ottica di mercato a Km 0.

* Future of the human climate niche; Chi Xu, Timothy A. Kohler,  Timothy M. Lentonf Jens-Christian Svenning, and Marten Scheffer; National Academy of Sciences, 4 maggio 2020.

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