Un caffè con… Orto 2.0

Un Caffè con… Orto 2.0

Caffè virtuale di sostenibilità con ben due ospiti per l’appuntamento di lunedì 30 novembre. Abbiamo intervistato il dott. Roberto Braglia del Dipartimento di Biologia e Coordinatore Scientifico dell’Orto Botanico dell’Università di Roma “Tor Vergata”, ed il dott. Lorenzo Artibani in rappresentanza dello staff di Orto 2.0, innovativa startup che opera all’interno del nostro Orto.

La dottoressa Emanuela Pistilli dell’Ufficio per lo Sviluppo Sostenibile ha condotto l’intervista.

Dott. Braglia, lei è il Coordinatore Scientifico dell’Orco Botanico di “Tor Vergata”. Che cos’è un Orto Botanico e cosa s’intende per biodiversità?

Coordino l’Orto Botanico insieme alla Professoressa Antonella Canini. Sappiamo che gli orti botanici esistono da sempre: nella storia fin da che ne abbiamo notizia, già gli egizi realizzavano orti botanici, così come i romani.

Quello che è cambiato in tutti questi anni è la funzione degli orti botanici: prima servivano per nutrire le famiglie, poi successivamente nel Medioevo servivano come farmacie per gli ospedali fornendo coltivazioni di erbe officinali, al giorno d’oggi sono diventati luoghi in cui la natura è conservata contribuendo quindi alla conservazione della biodiversità.

Un’ulteriore evoluzione la stanno vivendo e guidando in questo particolare momento storico: oggi infatti gli orti botanici stanno diventando anche luogo di aggregazione e promozione sociale, coinvolgendo non solo direttamente le singole persone ed i visitatori, ma anche coinvolgendo soggetti di diverso tipo come ad esempio le aziende che vengono presso l’orto botanico per sperimentare le proprie idee ed avviare nuovi progetti, ovviamente sulle tematiche del verde e della sostenibilità.

La biodiversità è l’insieme di tutti gli organismi viventi che costituiscono il nostro Pianeta, ed è nostro dovere difenderla. Anzitutto perché con i nostri comportamenti la stiamo depauperando, mettendo a rischio molte specie: tantissimi animali si stanno estinguendo a causa di comportamenti scellerati, non ultimo il riscaldamento globale che mette a rischio molta della biodiversità sia vegetale che animale.

Quindi, il ruolo di un orto botanico oggi è soprattutto quello di puntare alla conservazione della natura e noi lo facciamo in diversi modi: sia piantando esemplari e conservando le piante in vivo, sia in vitro e quindi creando una banca di conservazione del germoplasma. Collezioniamo sia semi che altro materiale genetico che poi ci permetterà di conservare queste specie e di portarle in eredità a chi verrà dopo di noi.

L’Orto Botanico di “Tor Vergata” ha riservato ruolo molto importante alla conservazione della biodiversità grazie anche appunto al centro di ricerca sulla conservazione del germoplasma. Di cosa vi state occupando esattamente con le vostre ricerche?

Il centro di conservazione dell’Orto Botanico dell’Università di “Tor Vergata” nasce come centro di conservazione per specie autoctone, soprattutto della nostra regione, ma anche per specie di interesse agroalimentare.

Conserviamo nella nostra banca semi di varietà è di cultivar antiche utilizzate precedentemente come fonte di nutrimento. Questo perché purtroppo si coltivano sempre meno varietà e sempre meno specie, dando più spazio ai latifondisti ed alle monocolture mentre, per la conservazione della biodiversità e per preservare la natura, si dovrebbe dare spazio ad una moltitudine di specie eduli, anche per una questione di sicurezza alimentare in modo da assicurarci un futuro in caso di drastiche variazioni climatiche. Se avessimo bisogno di nuove specie che si possano adattare a nuove condizioni, in quel caso avremmo la possibilità di intervenire avendo conservato diverso germoplasma, ovvero diverse specie e diverse varietà.

Questa è una delle attività più importanti della nostra banca, e poi ovviamente c’è tutto il lavoro prezioso relativo alla conservazione della biodiversità autoctona, quindi delle piante specifiche del nostro territorio. Queste ci servono anche per promuovere interventi di rimboschimento, di salvaguardia della natura in situ cioè in parchi e luoghi dove noi interveniamo mettendo in atto diversi tipi di progetti e non in ultimo la continua espansione dell’Orto Botanico con le sue collezioni.

Quali collezioni di piante state ampliando in questo periodo?

Ci stiamo occupando di costituire la parte arborea dell’Orto Botanico: abbiamo ad oggi la ricostruzione di tutta la vegetazione laziale, quindi tutti i boschi che rappresentano la nostra regione dalla zona retrodunale fino alla faggeta.

Questo arboreto è in continua espansione; abbiamo una collezione di querce in costante sviluppo con circa duecento piante tra specie e varietà, ed abbiamo anche una collezione di pini rari con altrettante specie; così come ippocastani e cornioli ma tante altre sono le collezioni che stiamo implementando, tutte rigorosamente in continua crescita al fine di ampliare costantemente l’Orto di Ateneo.

L’Orto Botanico si configura anche come sede per l’incubazione di idee imprenditoriali affini ai vostri temi di ricerca. Negli ultimi anni è nata una grande collaborazione con la startup Orto 2.0: ci vuole fare un’introduzione?

Ecco, questa è la conferma dell’evoluzione del ruolo dell’orto botanico avvenuta negli anni: è diventato anche un incubatore di startup.

Stiamo lavorando con diverse aziende che sperimentano da noi le proprie idee tramite finanziamenti della Regione Lazio e fondi europei. Una di queste che ha sposato perfettamente la nostra filosofia, a cui ci siamo legati tantissimo e con cui collaboriamo ormai da diversi anni, è la startup Orto 2.0 che è stata realizzata da nostri studenti.

Questa idea nasce a “Tor Vergata” dai Laboratori di Nuova Economia della professoressa Gloria Fiorani: ragazzi che si mettono insieme e che propongono dei progetti a cui poi si può dare seguito. Questo ci è piaciuto molto e da allora stiamo collaborando per far crescere questa idea e renderla sempre più commerciale e appetibile perché anche loro fanno un’opera di conservazione della natura.

Dott. Artibani, quanto ha inciso il senso di appartenenza da studenti di “Tor Vergata” nel creare Orto 2.0 ?

La partecipazione alla vita di Ateneo, quindi a tutti i corsi universitari è stata fondamentale per la creazione della nostra idea, perché il gruppo che si è proposto di sviluppare questa idea è anzitutto un gruppo di amici e di studenti che frequentavano la stessa facoltà di economia.

L’idea è nata proprio tra i banchi dell’Università durante le pause pranzo quando assaggiavamo diversi prodotti che ognuno portava da casa: siamo tutte persone molto golose e condividendo pasti prodotti provenienti dagli orti con quelli provenienti dagli scaffali dei supermercati, abbiamo notato una marcata differenza organolettica.

Ci siamo quindi chiesti perché non provare a creare una struttura con una società che possa dare a tutti gli abitanti delle grandi città, ovvero coloro che non hanno spazio e tempo di gestire un orto, la possibilità di mangiare prodotti sicuramente più freschi e differenti.

In secondo luogo, l’appartenenza al nostro Ateneo è stata fondamentale, soprattutto per il processo di incubazione del progetto, proprio perché finché era solamente un’idea, non vedeva niente di concreto: invece grazie ai laboratori Prepararsi al Futuro promossi dalla Professoressa Fiorani abbiamo avuto la possibilità di stendere un business plan, seguito da professionisti che ci guidavano pagina per pagina sula redazione del documento.

Ma soprattutto ci è stata data l’opportunità di entrare in contatto con un network di professionisti e di persone utile appunto per la creazione dell’idea: quindi da enti di finanziamento e dunque banche – che sono coloro che ci hanno dato la possibilità finanziaria di mettere in pratica il progetto – fino alla rete di consulenti che ci hanno fatto entrare nel circuito confcooperative dove abbiamo appunto trovato contabili, avvocati e tutto ciò che serve appunto per trasformare un’idea embrionale in una cooperativa vera e propria.

Come si fa a gestire il proprio orto da casa con voi?

Affittiamo alle famiglie o a gruppi di persone orti di cinquanta metri quadri all’interno degli spazi dell’Orto Botanico di “Tor Vergata”.

Ai clienti forniamo un’applicazione per smartphone ed utilizzabile anche da computer, tramite la quale ognuno può gestire il proprio orto virtuale consociato perfettamente funzionante in quanto coltivare diverse varietà in soli cinquanta metri quadri non è la cosa più facile del mondo.

Durante il settaggio dell’orto infatti ogni utente viene guidato in maniera molto intuitiva tramite un sistema di colori su come organizzare gli spazi e come posizionare le piante nei giusti spazi, in modo tale che esse si aiutino sia sotto terra andando a prendere quei nutrienti dal terreno ognuno differente dall’altro, ma anche a livello aereo, quindi coprendosi magari dal sole nelle giornate più calde oppure dai venti.

Una volta che il cliente configura il proprio orto virtuale, noi riceviamo un ordine che trasformiamo in realtà: quindi il nostro team si occupa di tutto dalla semina al trapianto fino alla manutenzione ed alla raccolta.

Dal momento in cui l’orto inizia ad essere produttivo, viene lanciata una notifica settimanale tramite la quale viene concordato il ritiro o la consegna direttamente a casa dei prodotti.

Quanti orti sono stati acquistati, e quante sono le consegne che effettuate?

Ad oggi abbiamo sessantacinque clienti, esaurendo in pratica tutto lo spazio disponibile che avevamo allestito. In vista della stagione estiva stiamo cercando di preparare altri dodici orti aggiuntivi, e in più c’è una possibilità di aprire una seconda stazione entro la prossima primavera.

Stiamo cercando di convincere i nostri clienti, dato che vengono scelti anche a seconda della loro vicinanza dal punto produttivo, di venire a ritirare di persona la merce: così facendo abbiamo ripartito il prodotto finale in circa quaranta ritiri in loco ed il restante tramite consegne a domicilio nell’area del Municipio.

Data la situazione attuale con la pandemia da Covid-19 in corso, come sono cambiate le consegne? C’è stata una maggiore sensibilizzazione da parte dell’utenza nella ricerca del prodotto a chilometro zero?

Durante la scorsa primavera quando le misure erano molto restrittive, ci siamo visti costretti ad allargare il servizio di consegna tutti i clienti.

Attualmente il servizio di consegna è stato anche implementato, grazie a un bando gara della Regione Lazio che finanziava le cooperative agricole che ne facevano richiesta, l’acquisto di mezzi furgonati e di packaging sostenibile, appunto per ampliare il proprio servizio di consegne.

C’è una domanda dal pubblico: dottor Braglia chiedono se l’Orto Botanico è frequentato da bambini o adulti.

La nostra struttura è frequentata da tutti i generi di popolazione e vengono tantissimi bambini. Ovviamente prima di questo periodo così particolare venivano qui tantissime scuole al mattino per laboratori didattici, mentre al pomeriggio le visite erano solitamente dedicate alle persone adulte, quindi il il pubblico è veramente variegato

Tutti quanti visitano l’Orto Botanico: noi proponiamo sempre una moltitudine di attività ed eventi legati al mondo vegetale ed alla sostenibilità e su questo con l’Università abbiamo realizzato diverse cacce al tesoro con lo scopo di imparare la botanica giocando.

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