Un caffè con… Leonardo Becchetti

Caffè virtuale di sostenibilità di lunedì 7 dicembre 2020. Abbiamo intervistato il Prof. Leonardo Becchetti, Ordinario di Economia politica della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Il dott. Alessandro Cinque dell’Ufficio per lo Sviluppo Sostenibile ha condotto l’intervista.

Sta emergendo sempre più nei vari dibattiti online e in presenza il tema dell’economia civile, con questo termine si intende una nuova prospettiva culturale, si guarda in maniera diversa all’individuo, alla società e all’ambiente. Ci spieghi meglio di che cosa si tratta.

Un paradigma che ormai insegno anche ai miei studenti all’università, e che ha quattro differenze fondamentali rispetto al passato, un modo diverso di vedere la persona non solo auto interessata, ma capace di costruire relazioni e di fare squadra, una skill che oggi si dovrebbe insegnare, puoi essere Messi o Ronaldo, ma se giochi da solo non vincerai mai nessuna partita.

La seconda cosa è un’impresa diversa, più ambiziosa, fatta non solo di profitto, ma anche di impatto sociale e ambientale, un’impresa generativa che aumenta la soddisfazione e la ricchezza di senso di vita delle persone che ci lavorano, è anche quello che i mercati finanziari chiedono, non dimentichiamo che Larry Fink, il gestore del più grande fondo di investimento del mondo, ha scritto due anni fa che o le imprese avranno un senso sostenibile o non sopravvivranno.

Il terzo punto sono gli obiettivi di sviluppo che vanno oltre il PIL che incorporano anche la crescita economica ma si pongono l’obiettivo del benessere multidimensionale, in particolare della generatività e della creazione di società che creino le condizioni per la fioritura della vita delle persone, quindi la generatività.

Il quarto e ultimo punto, riguarda una politica economica e generativa dove i problemi non si risolvono solo a due mani, quindi non solo mercato e istituzioni, ma dove sono fondamentali anche la terza e la quarta mano della cittadinanza attiva e delle imprese responsabili.

Ovviamente questa è un’economia che si fonda sui principi di reciprocità e fraternità, molti ne stanno parlando in questi giorni e sono tanti coloro che dicono ai quattro venti che ormai i tempi sono maturi e che non bisogna solo parlare di sostenibilità, ma bisogna operare nel quotidiano con un approccio sostenibile. Lei lo sta facendo con delle iniziative che porta avanti dentro e fuori l’Ateneo, anche in maniera sinergica, ha dato vita ad una splendida realtà che è NeXt – Nuova Economia per Tutti, nasce nel 2011 per promuovere e realizzare una nuova economia: civile, partecipata e sostenibile. Ci può spiegare meglio di cosa si tratta?

Sì, insieme a Bacci Costa che è l’altro grande fondatore, abbiamo pensato di unire diverse realtà del nostro paese a lavorare su questo paradigma dell’economia civile perché se la generatività è la radice della felicità, mettere assieme i generativi, dico io, è felicità al quadrato.

Così nasce questa associazione con quarantasei organizzazioni tra le più importanti del nostro Paese: sindacati, associazioni di consumatori, associazioni imprenditoriali, ONG, ambientalisti, tutti insieme stiamo lavorando e abbiamo lavorato per un percorso verso una transizione sostenibile delle imprese, con un questionario di autovalutazione partecipato che ha fatto emergere più di cinquecento buone pratiche nel Paese.

Oggi stiamo lavorando sulle buone pratiche delle amministrazioni comunali e delle scuole, stiamo coinvolgendo anche queste realtà. Da Next è nata l’idea del Festival dell’Economia Civile che c’è ormai da due anni e che promuove gli indicatori di generatività per le province italiane.

Da Next è nato anche il desiderio di diventare, in un certo senso, partner commerciale dei campioni della sostenibilità del nostro Paese ed è nato un sito web che si chiama Gioosto e che promuove il commercio online dei maggiori leader della sostenibilità del nostro Paese, dall’agricoltura biologica ai prodotti della legalità, di libera terra, ai prodotti dell’economia carceraria e che fanno inclusione sociale e promuovono il reinserimento degli ultimi all’interno della nostra società.  

Ha parlato di diverse iniziative portate avanti attraverso Next e le persone che collaborano all’interno di questa bellissima organizzazione, emergono tra le varie iniziative i Saturdays for Future, un’iniziativa lanciata ufficialmente da Lei, una valida attività che porta i giovani non solo ad approfondire i temi della sostenibilità, ma anche a comprendere come si possa avere concretamente un approccio sostenibile nel quotidiano, ecco, in che cosa consiste questa iniziativa?

Partiamo da quella che secondo noi è la leva fondamentale per il cambiamento oggi. Quando parliamo di economia a quattro mani, del ruolo della cittadinanza attiva, i cittadini possono intervenire in molti modi, gestendo bene i comuni, in Italia si può fare, ma soprattutto votando col portafoglio.

La grande utopia che io porto avanti è questa. Il mercato è fatto di domanda e di offerta, se domani ci svegliassimo e tutti quanti premiassimo con le nostre scelte i prodotti leader della capacità di coniugare valore economico, sociale e ambientale, domani il mercato sarebbe fatto così: avremmo più dignità del lavoro, più tutela dell’ambiente e il 90% dei problemi sarebbero risolti.

Perché è difficile realizzare quanto detto, innanzitutto in finanza lo si sta facendo e il voto col portafoglio è nato in Italia 20 anni fa con l’esperienza di Etica Sgr, oggi è il modo di approcciarsi di quasi tutti i fondi di investimento, ma nel consumo è molto difficile, ci vuole consapevolezza, i cittadini non sanno di avere le chiavi delle nostre catene in tasca, ci vuole informazione, qualcuno ci deve dire quali sono i prodotti più utili alla causa, ci vuole capacità di coordinare i nostri sforzi e le nostre scelte, non basta che voti col portafoglio uno solo, dobbiamo essere in tanti e bisogna risolvere anche il problema del prezzo, da qui quindi nasce, sullo stimolo del voto col portafoglio, l’idea che per dare slancio, rendere questa iniziativa diffusa a livello massimo popolare.

L’ideale sarebbe sollecitare i giovani, nel momento in cui manifestano la volontà di stare tutti insieme per un mondo migliore, si deve dire loro che dopo il venerdì viene il sabato, il giorno dopo che scendono in piazza per fare advocacy, per manifestare, per chiedere ai potenti di cambiare le cose, possono rendersi conto che le cose possono cambiarle da soli, quindi il Saturdays for Future è l’idea, il sogno che tutti quei giovani, il giorno dopo, vadano in un negozio e comincino a votare con il portafoglio, questa è un po’ l’idea; stiamo andando molto avanti anche da questo punto di vista.

Stiamo cercando soprattutto di ridurre tutti questi problemi che si frappongono al successo del voto col portafoglio: più lavoro sui social, più impegno, più informazione. In questo io chiamo tutti a raccolta per far presente a tutti che queste possibilità esistono.

Tante oggi sono le possibilità di informazione da questo punto di vista, penso anche alla nascita de La marca del consumatore, una bellissima iniziativa che permette ai consumatori di far nascere il proprio prodotto e dimostrare che con pochi euro il mondo può cambiare, pagando solo qualche euro in più. E poi il coordinamento, quindi il Saturdays for Future e i cash mob che abbiamo realizzato in tutta Italia negli ultimi anni.

Se ci impegniamo su questa linea e se i giovani capiscono che questa è la direzione per la realizzazione dei nostri sogni, io credo che le cose potranno sicuramente cambiare.

Quindi per questo particolare Natale che cosa consiglia di fare a noi giovani?

Vi dico quello che ho fatto io. Trasformare un qualcosa che ci pesa un pò, i regali, in un voto col portafoglio: possiamo fare qualcosa di molto bello, oltre a rendere felici le persone care, usare questo potere che abbiamo per premiare quei prodotti di qualità che fanno inclusione sociale, che creano lavoro in carcere, quindi danno una seconda chance a persone che hanno il 70% in meno di recidiva, questi sono i dati del lavoro in carcere, promuovere la legalità.

Sto lanciando molto questa idea, il nostro sito di Gioosto presenta tantissimi di questi pacchi regalo, non voglio ovviamente promuovere solo quello ma anche le altre iniziative.

Ricordiamoci che il 30 – 40% del fatturato del consumo e della distribuzione sono le spese natalizie, quindi Natale è una grandissima occasione per votare con il portafoglio per capire veramente che i nostri atti normali di consumo e risparmio possono avere una generatività molto maggiore rispetto a quella che hanno solitamente.

Facendo riferimento ai Saturdays for Future e all’avere un approccio quotidiano sostenibile, quanto incide il ruolo dell’educazione e dell’informazione?

Incide tantissimo. Dico sempre che se siamo dei medici che non hanno studiato l’anatomia facciamo danni, quindi la formazione serve perché dobbiamo studiare l’anatomia, in questo caso del corpo sociale, della società, dobbiamo capire da dove vengono le malattie, come possiamo risolvere tutte quelle malattie, allora sì, ci formiamo delle convinzioni forti ad agire e capiamo in che direzione dobbiamo agire, allora siamo decisi, siamo convinti.

L’educazione, l’informazione è fondamentale, non è solo la tv e i grandi giornali, noi siamo tutti editor dei nostri indirizzi su Facebook, Linkedin, su Instagram e quindi noi abbiamo un ruolo importantissimo, possiamo fare buona o cattiva informazione, possiamo diffondere fake news o contenuti positivi e generativi che spingono le persone a fare di più e ad aiutarci in questa missione che abbiamo di trasformazione della società.

Una implementazione progressiva di un’economia sostenibile porterà nel breve o brevissimo periodo ad una minore produttività? Se sì, come far fronte a ciò a livello sociale?

No, non accadrà assolutamente perché la digitalizzazione e il green produrranno moltissimi lavori.

Aumentare la digitalizzazione significa aumentare anche la produttività e quindi sostenibilità ambientale, elementi assolutamente compatibili: non a caso Next Generation EU è fondata su questi principi.

La transizione ecologica e la digitalizzazione, è questa la chiave, l’abbiamo scoperta anche con lo smart work a cui siamo stati costretti in questo periodo, sappiamo che è molto più bello incontrarsi di persona, ma sappiamo allo stesso tempo che lo smart work  ci permette di fare più cose all’interno di una stessa giornata, conciliandolo con una vita di relazioni, quindi la nostra produttività è potenzialmente molto superiore.

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