un caffè con… Umberto Crisalli
L’impatto sulla mobilità del Covid-19
L’Ufficio per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” nell’incontro di Lunedì 25 Maggio ha avuto il piacere di ospitare Umberto Crisalli, professore associato del Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa e Mobility Manager dell’Ateneo per cercare di comprendere maggiormente in che modo il Covid-19 abbia impattato sulla mobilità.
A condurre l’intervista, la dott.ssa Eleonora Cerulli.
Professore, di cosa si occupa il Mobility Manager e quali sono le particolarità per l’ambito universitario?
Il Mobility Manager è il responsabile della mobilità aziendale, figura introdotta nel 1998 dal Decreto sulla Mobilità Sostenibile, di cui tutte le aziende pubbliche con più di 300 dipendenti e le aziende private con più di 800 dipendenti devono dotarsi. Questa figura professionale si occupa, quindi, di razionalizzare, in un’ottica di sostenibilità, gli spostamenti dei dipendenti al fine di agevolare la mobilità casa-lavoro e, nel nostro caso, anche casa-studio. Nell’attuale periodo, la mobilità sostenibile rappresenta, inoltre, un elemento cruciale perché l’esigenza di razionalizzare la mobilità in relazione ai vincoli dettati dal Covid-19 ha fatto sì che anche nell’ultimo “Decreto Rilancio” sia stato inserito un comma specifico dove il vincolo dei 300 dipendenti nelle aziende pubbliche è stato abbassato a 100 per tutti i comuni con più di 50.000 abitanti. Il Mobility Manager rappresenta, quindi, una figura fondamentale sia in ottica di sostenibilità, sia per gestire l’attuale stato emergenziale.
Cosa si intende per mobilità sostenibile?
Facendo riferimento alla definizione generale approvata dal Consiglio Europeo, la mobilità sostenibile ha come obiettivo quello di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano alle esigenze e ai bisogni economici, sociali e ambientali della nostra società, in un’ottica di minimizzazione contemporanea di quelle che sono le ripercussioni negative, sia sull’economia che sulla società e sull’ambiente.
Nello specifico, la mobilità sostenibile si declina attraverso tutte quelle azioni che contengono misure atte a ridurre: inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, congestione etc. ovvero di quelle che sono ben note come le “esternalità negative” del sistema di trasporto e che, quindi, necessitano di adeguate politiche di mitigazione sia dal lato della domanda, che dal lato offerta di trasporto.
A livello nazionale, nell’ambito universitario, all’interno della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile c’è un gruppo di lavoro che si occupa della mobilità sostenibile, di cui lei fa parte. Quali sono le iniziative che portate avanti?
La RUS ha messo a sistema più di 30 Università italiane che aderiscono alla rete, sia pubbliche che private, che da più di cinque anni collaborano in un gruppo di lavoro. Tra le attività, quella di favorire le interlocuzioni tra la rete dei Mobility Manager, anche aziendali non solo di ateneo, e le istituzioni.
L’attenzione è posta sia al monitoraggio e alla ricerca di indicatori trasportistici che alla relazione dei contenuti tecnologici che possano aumentare maggiormente la riduzione dell’impronta negativa dei trasporti. Per farlo guardiamo anche oltre i confini del nostro Paese, grazie all’internazionalizzazione.
Tali attività sono a costo zero, cioè a risorse nulle, i finanziamenti derivano da altre fonti; quindi diciamo c’è una voglia di internazionalizzazione, di coordinarsi e di mettere a disposizione quelle poche risorse, secondo le possibilità degli Atenei stessi, al fine di sfruttarle al meglio.
Tra le azioni della RUS ricordiamo la relazione della prima indagine su larga scala riguardo la mobilità degli universitari italiani, contenuta nel I Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility del 2017.
Quali sono stati in questo periodo di Covid-19 gli impatti sulla mobilità? Ci siamo mossi di meno?
Assolutamente si!
Abbiamo portato a “nudo” il sistema, il metabolismo urbano delle nostre città: quel valore minimale, dal 24 marzo, con la chiusura totale di tutte le attività, ha fatto sì che le nostre reti di monitoraggio cogliessero soltanto i segnali essenziali della vita, come il movimento del sistema logistico e dei trasporti di approvvigionamento legato al settore alimentare, al minimo produttivo necessario per soddisfare il fabbisogno della nostra società e gli spostamenti delle persone ridotti al necessario per tutti i motivi che conosciamo. Questo da un lato è stata una criticità per il sistema Paese, dall’altro ci ha permesso di cogliere alcuni spunti e di capire meglio, nelle varie fasi di confinamento, la progressiva riduzione, dalla chiusura delle scuole fino a quel lockdown finale, riconducibile alla settimana del 24-25 Marzo. Abbiamo visto scomparire e ridursi tutte le componenti mobilità: prima gli studenti, poi i turisti, successivamente gli spostamenti intercity, quindi dalle città in relazione alle misure delle zone rosse delle varie regioni fino a limitare gli spostamenti ai 200 metri sotto casa e solo per fare la spesa.
Per quanto riguarda la città di Roma, che ha fatto da faro guida a livello nazionale, un gruppo di lavoro ha monitorato costantemente questo fenomeno mediante l’ausilio di sensori presenti sul territorio. Potete trovare i dettagli sulle pagine sulle pagine del sito romamobilità.it.
Partire in modo chiaro e condiviso dalle criticità, consente di cercare di riprogrammare la ripartenza, cosa che stiamo facendo proprio in questi giorni.
Fa riferimento alla recente ricerca di Roma Servizi per la Mobilità in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e con gli altri due atenei pubblici romani. Le analisi hanno funzionato?
La collaborazione nasce da un percorso virtuoso che non tutte le città, in Italia e in Europa, possono vantare. Noi abbiamo sfruttato questa sinergia grazie ad un Protocollo di Intesa firmato dai tre atenei romani con Roma Capitale nel Luglio 2019, su quelle che sono le problematiche di mobilità sostenibile.
Lo spostamento degli orari delle attività dei grossi poli attrattori rappresenta una delle misure adottate per mitigare le punte che creano una congestione.
Un riverbero di ciò si era già manifestato, all’inizio del secondo semestre, posticipando, specialmente nella Macroarea di Ingegneria, l’inizio delle lezioni di 45 minuti.
Colgo l’occasione per ricordare che Tor Vergata è il più grande attrattore di mobilità dell’area sud-est di Roma, in quanto destinazione di 10.000 spostamenti nella mattinata. Non c’è nessun luogo nella zona sud-est di Roma che presenti queste caratteristiche, e le sue criticità sono sotto gli occhi di tutti. Ora che il traffico comincia a intensificarsi nuovamente, è fondamentale ripartire in modo controllato, cercando di fare delle previsioni e sfruttare le leve dello smart working dei dipendenti, l’inizio sfalsato di attività, le chiusure programmate etc.
La riapertura delle attività commerciali a Roma verrà fatta su tre fasce, proprio per mitigare le punte che possono registrarsi sul trasporto collettivo, che ha subito effetti devastanti in relazione a quello che è il vincolo legato al distanziamento sociale.
Per darle un numero, la capienza massima di trasporto di un treno della metropolitana è paragonabile a quella di un autobus e, rispetto a un sistema che vede ridotta drasticamente la propria capacità, nessun’altra variabile del sistema stesso potrebbe sopperire a una così drammatica riduzione di efficienza; quindi, contingentamento, spostamento degli orari, etc. sono tutte leve che devono consentire una ripartenza più sicura possibile per scongiurare la richiusura.
Quali sono le altre iniziative del nostro Ateneo, già in essere, per favorire la mobilità sostenibile degli studenti?
All’inizio del semestre, a fronte dello spostamento degli orari di cui parlavamo prima, tra le misure di compensazione, è stato previsto il ripristino del potenziamento della linea 20L, che da Anagnina collega l’Università. La mattina, gli autobus dell’ATAC sono utilizzati da circa 2.500 persone per raggiungere Tor Vergata; se ne aggiungono altri 500 che provengono da fuori Roma, serviti dal Cotral, più un altro centinaio di ragazzi che usufruiscono delle nostre navette di Ateneo.
Nonostante il sistema di trasporto collettivo attualmente si trovi in condizioni molto critiche, rappresenta, probabilmente, l’unica leva da non demonizzare, ma da supportare con delle misure di compensazione per procedere secondo un’ottica di sostenibilità.
Si pensa già al futuro e qualche traccia se ne trova: è notizia di questa settimana, il finanziamento della linea Giardinetti – Tor Vergata, per collegare in modo stabile, attraverso un collegamento ferro-tranviario, il nostro Ateneo.
Sempre in ottica di mobilità
sostenibile, l’attuale amministrazione ha previsto circa circa 120 km di piste
ciclabili volte ad integrare quelle già presenti.
All’interno
del campus è presente una ciclovia?
Le strade all’interno del nostro Ateneo sono tutte aperte al pubblico transito, ciò significa che è possibile circolare in bicicletta, ovviamente in modo promiscuo al traffico. Non ci sono piste ciclabili al suo interno, ma molti dei nostri marciapiedi sono di una larghezza sufficiente da consentirne la percorrenza anche con questi mezzi.
È in fase di sviluppo un progetto di ciclabilità che include la possibilità di raggiungere le nostre strutture dai terminali della metropolitana, da Anagnina e da Tor Vergata, percorrendo tratti protetti da ciclabili temporanee o definitive. Sono utilizzabili due itinerari: il primo, attraverso una ciclovia che passa su Viale della Sorbona ed utilizza Viale Ciamarra per raggiungere Anagnina; il secondo prevede la realizzazione di una pista ciclabile su Via Orazio Raimondo che consente di arrivare alla Macroarea di Scienze attraverso un percorso totalmente protetto, al netto degli attraversamenti.
Inoltre, sulle strade principali, per esempio su Viale della Sorbona, è già presente una ciclabile percorribile con il minimo impatto sugli attraversamenti possibili.
Spostarsi in auto è molto comodo, ma ci auspichiamo che gli studenti, qualora le distanze lo permettano, siano incoraggiati a raggiungere l’Università per mezzo della bicicletta, anche perché, una volta raggiunta la propria Facoltà di appartenenza, è possibile parcheggiare la propria bicicletta presso rastrelliere bici antifurto, di ultima generazione.