Lettera ai Rettori
Il viceministro all’Istruzione ha inviato una lettera ai Rettori delle università italiane con tre proposte concrete: corsi interdisciplinari, cambiamenti di prassi e modifiche nei criteri di gestione amministrativa.
“Ritengo che la sfida della sostenibilità, intesa in maniera integrata in senso economico, sociale ed ambientale, sia la più importante sfida del nostro tempo. Ma il tempo stringe. Bisogna passare dalla teoria alla pratica, e farlo in fretta. Per avere successo, dobbiamo agire in modo congiunto. Unendo le forze, possiamo fare in modo che l’Italia diventi un punto di riferimento per il resto dell’Europa e del mondo”. Questo è il cuore del messaggio che il viceministro all’Istruzione, università e ricerca Lorenzo Fioramonti ha inviato ai rettori delle università italiane, prendendo spunto dalla visita in Italia della giovane attivista Greta Thunberg. La lettera del viceministro rappresenta una risposta concreta all’invito che il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini aveva rivolto allo stesso Fioramonti nel corso dell’incontro organizzato dall’ASviS e dalla Fondazione Enel presso il Ministero l’11 aprile sul tema “L’educazione terziaria e la formazione continua per lo sviluppo sostenibile”.
Il viceministro ha scritto ai rettori “per condividere alcune riflessioni relative al ruolo che le università, gli enti pubblici di ricerca e tutto il mondo dell’alta formazione artistica, coreutica e musicale (Afam) possono svolgere per promuovere la causa dello sviluppo sostenibile, come indicato anche nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. A questo proposito Fioramonti avanza tre proposte:
1) Introdurre corsi di studio e progetti di ricerca interdisciplinari – “La transizione verso la sostenibilità richiede, prima di tutto, una rivoluzione culturale e concettuale. Abbiamo bisogno di studenti e ricercatori capaci di pensare ed agire in modo ‘sistemico’, cioè integrando settori disciplinari e riconoscendo le interrelazioni tra scienze sociali e naturali”.
2) Promuovere pratiche concrete – “Penso, per esempio, alla possibilità di fare di ogni ateneo, ente di ricerca, accademia, conservatorio e istituto artistico un luogo ‘plastic free’, in linea con le migliori prassi nazionali ed internazionali. (…) Bandire la plastica usa e getta da tutti gli uffici, aule, mense e laboratori darebbe un segnale importante. L’efficienza energetica, la generazione di energia pulita (attraverso l’installazione di fonti rinnovabili) e l’uso responsabile dell’acqua possono essere altrettanto utili per ricordare a tutti come il mondo della ricerca e della formazione sia un settore di innovazione vissuta”.
3) Integrare i principi della sostenibilità nella gestione amministrativa – “Al fine di incrementare l’impatto delle pratiche innovative, può essere utile che i principi dello sviluppo sostenibile vengano integrati nella gestione ordinaria e straordinaria degli enti di ricerca e degli atenei. Per esempio, si possono adottare i principi del ‘sustainable procurement’, cioè una serie di processi di acquisizione di beni e servizi che mettano al centro la sostenibilità dell’intera filiera. Si può anche rafforzare la ‘terza missione’ promuovendo partenariati con le imprese locali ed il tessuto produttivo del territorio di riferimento, favorendo una filosofia operativa a chilometro zero in ogni azione.”
L’articolo, a cura di Donato Speroni, è stato pubblicato il 23 aprile 2019 su asvis.it