un caffè con… Stefano Cordiner
Consumi energetici al tempo del Covid-19
L’Ufficio per lo Sviluppo Sostenibile dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, ha incontrato questa volta il Professor Stefano Cordiner, Ordinario di Macchine a Fluido presso il nostro Dipartimento di Ingegneria Industriale, per parlare di consumi energetici al tempo del Covid-19.
Dal punto di vista del consumo energetico, cosa è cambiato in questi mesi di lockdown in cui docenti, studenti, personale di Ateneo sono stati costretti a studiare e lavorare da casa?
La crisi del Covid-19 ha avuto un impatto importante su tutte le nostre abitudini. È principalmente ed essenzialmente una crisi sanitaria, pertanto l’Università, in particolar modo il Policlinico Tor Vergata dove svolgo una parte della mia attività, si è trovata in prima linea ad affrontare questa crisi.
Per quanto riguarda l’energia, si è osservato un ampio impatto per le attività negli ambienti indoor: il distanziamento sociale e tutte le misure di sicurezza da adottare per contrastare la diffusione del virus, hanno portato nel lockdown a chiudere l’accesso ai luoghi pubblici e tra questi all’Università. Nelle aree sanitarie questo problema ha rappresentato un’emergenza, ed è stato quindi affrontato in modo rapido al fine di rendere possibile e sicuro al personale, ai pazienti e agli esterni di frequentare gli ambiti ospedalieri senza che questi divenissero un luogo di contagio.
Oggi, che stiamo festeggiando un tentativo di ripartenza, per quanto riguarda la climatizzazione degli edifici siamo di fronte ad una sfida: quella di rafforzare la sicurezza di tutti i luoghi in cui svolgiamo la nostra vita comune, e l’Università è uno tra questi, in maniera compatibile, nel lungo periodo, con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Come spesso succede in tempi di crisi dobbiamo cercare di trasformare i rischi in opportunità. La climatizzazione delle aree interne e la ventilazione meccanica sono strumenti importanti per ridurre la possibilità di contagio, ma allo stesso tempo sono un elemento a cui prestare attenzione perché sono tra i consumi energetici più rilevanti dell’ateneo, come di ogni altro edificio in genere.
Sicuramente la ripresa economica è una priorità, ma affinché questa sia sicura, duratura e sia un modello nuovo e sostenibile, è necessario che venga fatta con l’ottica di una transizione definitiva verso una economia a basso impatto.
In che direzione sta andando la ricerca sul fabbisogno energetico?
In questo periodo si sono realizzate condizioni difficilmente ripetibili a breve: se andiamo ad analizzare i dati Terna, il gestore della distribuzione nazionale, nei mesi di marzo e soprattutto di aprile ha registrato una riduzione del 17% del fabbisogno energetico, un numero impressionante non dovuto purtroppo ad una situazione ricercata, ma semplicemente al fatto che tutte le attività sono state in qualche modo rallentate per proteggere la popolazione dalla diffusione del contagio. Contemporaneamente, e sempre Terna ce lo dimostra, si è verificato un aumento della penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili nel mix di fonti energetiche le quali hanno raggiunto una media di circa il 45%, mentre l’anno scorso questo dato si attestava intorno al 36,5%, in alcune giornate c’è stato addirittura un picco del 60% del fabbisogno energetico nazionale soddisfatto con energie rinnovabili.
Per noi che ci occupiamo di ricerca in questo senso, è un’esperienza unica. Uno degli argomenti più importanti, nello sviluppo della ricerca, è quello di capire come il sistema energetico complessivo sia in grado di ospitare una quantità così grande di fonti energetiche rinnovabili, perché esse hanno delle caratteristiche che non sono immediatamente adattabili alla rete così come la conosciamo. Abbiamo avuto l’opportunità di fare uno “stress test” per vedere la resistenza della rete, l’osservazione sperimentale ci dice che questo stress test è stato superato. Abbiamo avuto un’ulteriore conferma del fatto che le fonti energetiche rinnovabili sono intrinsecamente resilienti. La resilienza, la proprietà dei materiali di resistere a delle sollecitazioni puntuali molto intense ed oggi più in generale la capacità dei sistemi di adattarsi alle sollecitazioni estreme, come in questo caso la pandemia (ma potrebbero essere eventi atmosferici o altro) le fonti energetiche rinnovabili hanno mostrato questa loro maggior resilienza, e quindi una maggior capacità di resistere anche a condizioni molto difficili.
Tutto ciò è in linea con la ricerca che portiamo avanti in ateneo: cercare soluzioni di micro-reti distribuite di produzione di energia che siano in grado di integrare la produzione di energia da fonti rinnovabili con un utilizzo più avanzato ed intelligente dell’energia ed eventualmente utilizzando quello che si chiama “storage elettrico”. Sistemi di questo genere sono quelli che diventeranno sempre più importanti per far sì che la penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili possa crescere sempre di più in un orizzonte di medio lungo termine.
Sempre per quanto riguarda la ricerca, un supporto ulteriore al fabbisogno energetico complessivo, è dato dall’impiego di fonti di energia sostenibile, quali l’utilizzo di biomassa residuale e soluzioni che utilizzino gli scarti di produzione derivanti da agricoltura o da processi industriali.
Parlando di fonti energetiche rinnovabili, il crollo del prezzo del petrolio avvenuto in queste settimane ha rafforzato probabilmente un competitor molto poco sostenibile. Cosa accadrà secondo lei nell’immediato futuro, cosa in particolare può succedere al settore dei trasporti?
Prevedere cosa accadrà non è semplice, posso comunque dare una mia interpretazione. Sicuramente la contrazione della domanda ha causato un crollo del prezzo del petrolio e questo potrebbe rappresentare un elemento critico per quanto riguarda la diffusione delle fonti rinnovabili e dei sistemi innovativi di produzione di energia. Tuttavia questa grande volatilità del prezzo, la disponibilità di combustibili fossili e la possibilità di accedere a risorse energetiche che spesso sono lontane, sono state, allo stesso tempo, anche una misura della debolezza del sistema stesso, che mette in evidenza come sia necessario sviluppare soluzioni alternative.
Il petrolio è, ad oggi, il combustibile di elezione per quanto riguarda il trasporto, certamente il fatto che costi così poco potrebbe rappresentare un problema alla diffusione già difficile di mezzi alternativi o di soluzioni tecnologiche innovative. Anche in questo caso, però, il lockdown ha cambiato drasticamente lo scenario. Ha dimostrato che il sistema di trasporto urbano deve necessariamente evolvere verso nuove soluzioni, ha dimostrato come gran parte degli inquinanti possano essere ridotti rendendo migliore l’aria nelle nostre città e come questo possa diventare un valore prevalente, quindi spinge verso lo sviluppo di sistemi alternativi di trasporto, come i veicoli elettrici ed ibridi da una parte, le celle a combustibile con idrogeno dall’altra, ma questi sono temi molto grandi per affrontare i quali servirebbe ben più di un caffè.
Torniamo in ambiente universitario. Ventilare il più possibile gli ambienti con aria esterna e in maniera continuativa, minimizza i rischi di diffusione del contagio?
La letteratura scientifica sul tema è abbastanza unanime su questo punto: la diluizione della carica virale che potrebbe svilupparsi in presenza di soggetti che soffrono della malattia è uno degli strumenti che viene suggerito in tutte le applicazioni per migliorare la qualità dell’aria. Ovviamente non è l’unica cosa, occorre la protezione personale, l’uso delle mascherine che comunque aiuta a contenere per quanto possibile la distribuzione di particelle, e naturalmente il distanziamento sociale; ma la diluizione fatta con aria esterna, sempre pulita quindi mai ricircolata è un elemento particolarmente importante.
Quale può essere il ruolo degli studenti di Tor Vergata per contribuire nell’immediato all’efficientamento energetico sia in Ateneo sia a casa propria?
Gli studenti hanno un potenziale infinito: l’Università è anche degli studenti, è soprattutto degli studenti. E in questo, loro, possono avere ruoli molto diversi.
Sicuramente possono imparare. Messi davanti a delle soluzioni e a dei modelli di gestione che consentano di facilitare il risparmio energetico, possono portare con sé questo bagaglio nella loro vita professionale successiva e all’interno delle loro case.
Ma quello che secondo me è ancora più importante, è il ruolo attivo che gli studenti possono avere. Noi vogliamo che siano per noi docenti un elemento di stimolo continuo, che ci chiedano sempre di più. L’efficienza energetica è una risorsa inestimabile, tutto ciò che si risparmia ottenendo lo stesso risultato è qualcosa che può essere dirottato verso attività più vicine agli studenti stessi; quindi possono sicuramente avere un ruolo di vigilanza, un ruolo attivo in tante piccole cose che possono essere fatte nel comportamento di tutti i giorni, nella sollecitazione al corpo docente, ai servizi dell’Ateneo, all’Ufficio per li sviluppo sostenibile, per far sì che il nostro futuro sia via via sempre più a minor fabbisogno energetico e a maggior efficienza.